Preferisco l'impotenza
Cosa me ne faccio di un Dio (onnipotente? Che è Amore?) che guarda impassibile le stragi che avvengono nel mondo? Non sono più sicura di credere ancora in Lui, pur se gli parlo ancora, forse a Lui, forse a me stessa, forse a nessuno...
O forse ho bisogno di qualcuno con cui sfogare la mia rabbia, contro cui gridare per le ingiustizie, come in un riv biblico, come Giacobbe che lotta con l'Angelo...
Forse riesco ancora a credere in Gesù, pure lui abbandonato sulla croce nel momento del dolore: in un uomo impotente di fronte all' odio e alla violenza, ed è forse questa la vera manifestazione di Dio, non il finale consolatorio con la morte sconfitta dalla resurrezione. Sconfitta per chi? Solo per lui? E tutti gli altri crocifissi, e tutte le altre vittime innocenti della storia? Troppo facile dire che "dopo" ci sarà il premio, il risarcimento, la gioia...
Come il finale amaro della vicenda di Giobbe, a cui nascono altri figli e figlie in sostituzione di quelli morti...come se fosse solo una faccenda di numeri, sette ne ha persi e sette ne ritrova, come se ogni persona non fosse unica ed amata per quello che è e non per quello che rappresenta.
A questo punto preferisco l' impotenza, il sentirmi inutile davanti al genocidio di Gaza, alle migliaia di bambini e bambine morti, piuttosto che l' ipocrisia di chi prega "per la pace", "per la conversione dei potenti", "perché Dio ci aiuti ad amare il prossimo, i poveri, ecc."! Forse anche questa è una consolazione per chi sente di essere troppo piccol* per influenzare le sorti del mondo, per credere di poter comunque intervenire, fare qualcosa. No, non riesco più a crederci, siamo noi che dovremmo fare qualcosa, gridare, indignarci, protestare, piangere... E invece niente, facciamo un'ora di preghiera come se questo bastasse a lavarci la coscienza, come tanti Pilato che invece di farsi sentire si lavano le mani dicendo "io non posso farci niente".
A questo punto preferisco rimanere con la mia rabbia senza speranza di salvezza, senza illudermi di un happy end che non arriva mai...
È vero, tante volte ho sentito la presenza del Signore accanto a me, il suo sostegno, ma poi anche un vago senso di colpa: perché io? perché non un bambino sotto le bombe, un' ammalata di cancro... Perché?
Perché si è salvato solo Gesù dalla strage dei bambini di Betlemme? Non era un bambino come gli altri? Perché lui era dio ed era più importante di tutti? Perché lui aveva una missione da compiere? Ma se doveva dimostrare che Dio è Amore, perché non cominciare subito, risparmiando tutte le madri dal dolore e non solo la propria?
E non riesco neppure più a credere nei miracoli di Gesù (agli altri, di santi vari, non ho mai creduto troppo): se davvero era Dio, perché risuscitare solo Lazzaro, il figlio della vedova, la figlia di Giairo? Perché loro e non gli altri? E gli altri genitori? E le altre sorelle? Loro meritavano di più? Era solo un simbolo, un "segno"? E a chi serviva? Ai suoi seguaci? Per accreditarsi come figlio di Dio? Per giustificare poi la nascita di una religione che lo venerava come divinità?
Perché?
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