Vita da schiavi (rewind)
Questa riflessione (con alcune modifiche) è stata scritta il 15 aprile 2020, durante il primo lockdown per il COVID-19, in provincia di Rimini, una delle prime zone rosse in Italia.
Non ne usciremo migliori, no. Già si vede chi scalpita per riprendere la vita come prima, ESATTAMENTE com'era prima: aperitivi, grigliate, shopping, pranzo di Pasqua e pic-nic di Pasquetta...
E il lavoro, quel lavoro da schiavi che forse non si è mai davvero VOLUTO fermare. Perché in fondo gli schiavi amano le loro catene, come è sempre stato.
Basta leggere il libro biblico dell'Esodo: gli ebrei nel deserto ogni tre passi rimpiangono l'Egitto, nonostante Dio lungo il cammino avesse dato loro acqua, manna, carne, e soprattutto la LIBERTÀ! Ma quando uno nasce schiavo non sa che farsene, della libertà, forse per questo nella Storia tutti i popoli hanno sempre seguito e persino amato i dittatori. E così, alla fine, della generazione uscita dall'Egitto nessuno entrerà nella Terra Promessa, come è scritto in Numeri, 14: "In questo deserto saranno annientati e qui moriranno", ma prima dovranno vagare per quarant'anni.
E noi siamo ancora lì, in quel deserto, da 4000 anni, e seguitiamo a non voler vedere i doni che Dio ci dà, perché "the show must go on", tutto deve continuare, e continuerà, finché probabilmente anche noi giungeremo all'autodistruzione! Se neppure una pandemia serve a farci cambiare strada...
Nonostante tutto, Mosè ha continuato a provare compassione per quel popolo testardo e cieco, e a intercedere per loro. Ma neanche lui entrerà nella Terra Promessa, dicono i biblisti perché anche lui ha dubitato di Dio alle acque di Meriba.
Invece io penso che il vero motivo sia un altro, che sia Mosè stesso che l'ha voluto, perché in cuor suo lo sapeva che non sarebbero mai cambiati, perché ormai l'Egitto ce l'avevano DENTRO, e l'avrebbero riprodotto dovunque e in ogni tempo. Che ci sarebbero sempre stati padroni e schiavi, ladri, usurpatori, violentatori e omicidi... come lui stesso in un tempo ormai lontano aveva ucciso un egiziano, sia pure per difendere un altro essere umano.
E allora no, meglio non metterci piede, meglio continuare a sognarla, a contemplarla di lontano, la "terra in cui scorre latte e miele", perché una promessa realizzata non è più una promessa, e si finirebbe per rendersi conto che la nuova terra in cui si è entrati non è poi così diversa di quella da cui si è usciti, se oltre ai corpi non si sono liberati anche i cuori.
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