Il cerchio dell'eterno ritorno
Riflettendo sull'anno liturgico non posso fare a meno di notare come nei secoli si sia progressivamente fossilizzato in una specie di "cerchio dell'eterno ritorno", Avvento-Natale-Quaresima-Pasqua-Pentecoste e si ricomincia. Ma questa visione circolare del cammino di fede è propria delle religioni dell'Estremo Oriente, non certo del Cristianesimo, che invece dovrebbe avere la forma di una freccia, rivolta verso un Fine ulteriore, Tehillard de Chardin direbbe verso la "Cristificazione dell'Universo". È vero che noi che viviamo nel XXI secolo abbiamo perso questa visione ottimistica della Storia come progresso indefinito, ma la fede cristiana è una tensione verso un Oltre/Altro, non l'appiattimento su un eterno presente. Ma ora che noi occidentali in generale non possiamo più dire di vivere in una "valle di lacrime", fatta di fatiche e sacrifici, anche la speranza in futuro migliore e in un'altra vita sembra essersi spenta. Forse molti di noi stanno troppo bene qui, su QUESTA Terra, per poter aspirare ad un Paradiso evanescente ed astratto, che sembra più una consolazione per poveri disgraziati che una meta a cui aspirare.
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